martedì 1 giugno 2010

2. / La controrivoluzione neoliberlista e filo-imperialista di Human Rights Watch

di Domenico Losurdo

La contre-révolution néo-libériste et pro-impérialiste de Human Rights Watch (trad. fr. par Marie-Ange Patrizio)

Sull’«International Herald Tribune» dell’11 febbraio David E. Sanger riferisce che, non contenta di rafforzare la presenza della flotta Usa nel Golfo Persico, l’amministrazione Obama è impegnata all’interno dell’Iran a «rilanciare le azioni clandestine di lunga durata contro il programma nucleare». A sua volta, intervistato da Ennio Caretto sul «Corriere della Sera» dell’8 febbraio, un «esperto» statunitense, che – precisa l’intervistatore – lavora «per la Cia e l’Fbi» dichiara a proposito di Israele: «Non escludo che abbia già uomini in Iran pronti a fare saltare gli impianti del nemico e so che dispone di missili e bombe per penetrare a grandi profondità nei bunker atomici». Dunque i preparativi di aggressione sono in pieno svolgimento, anzi, come dimostrano i rapimenti e gli assassini «mirati» degli scienziati iraniani, in un certo senso è già iniziata l’aggressione e a promuoverla, assieme ai suoi protettori statunitensi, è il governo che si riserva il diritto di colpire massicciamente l’Iran, sospettato di voler rincorrere Israele per quanto riguarda l’armamento nucleare!

Come dovrebbe atteggiarsi in queste circostanze un’organizzazione che dichiara di voler promuovere la causa dei diritti umani? Uno dei diritti fondamentali dell’uomo – lo dichiara già Franklin Delano Roosevelt nel 1940 e lo riconosce anche la Carta dell’Onu – è la «libertà dalla paura» di essere aggrediti, bombardati o invasi. Ma vediamo invece come argomenta Hadi Ghaemi, «coordinatore della campagna internazionale per i diritti umani in Iran di Human Rights Watch». Intervistato da Francesca Paci («La Stampa» del 12 febbraio) egli riconosce un punto essenziale: «Tutti i giornalisti occidentali che sono andati a Teheran in questi anni hanno raccontato che la popolazione è favorevole al nucleare a fini pacifici». Dovrebbe essere un motivo in più per esigere la fine dei rapimenti e degli assassini «mirati», ma non è così che la pensa il rappresentante di Human Rights Watch. Ben lungi dal condannare gli aggressori, egli fornisce loro dei consigli: «Bisogna colpire [per ora sul piano economico] in alto, i vertici politici, la guardia rivoluzionaria». E non è tutto: le aziende europee e persino quelle cinesi sono invitate a disinvestire e ad «andarsene immediatamente» dall’Iran. In tal modo, ad essere colpita sarebbe in realtà la popolazione civile iraniana nel suo complesso, che vedrebbe un calo del suo tenore di vita e subirebbe un attacco ai diritti economici e sociali, anch’essi sanciti dalla Carta dell’ONU.

Il meno che si possa dire è che il rappresentante di Human Rights Watch cancella dal catalogo dei diritti il diritto all’indipendenza e alla sicurezza nazionale, alla «libertà dalla paura», nonché i diritti economici e sociali. La sinistra deve ovviamente prendere sul serio i diritti dell’uomo, ma proprio per questo deve saper smascherare organizzazioni come Human Rights Watch, complici della controrivoluzione neoliberista e imperialista e in ultima analisi nemiche di quei diritti dell’uomo che in modo grottesco esse pretendono di voler difendere.

1 commento:

  1. «Pape Satàn, pape Satàn aleppe!»


    Da qualche parte nella Confederation Helvetique, suppergiù a Davos: forse invece a Sils Maria? Ma no, a Davos davvero… La porta socchiusa della Gran Sala lasciava intravedere fuggitivamente da una parete a specchi, in una serie di prismi d’immagini, una compagine assisa in quello che pareva un fumoir d’antan: une sacre fraternité nella penombra della boiserie… une petite bande?
    Ad ogni modo boiserie o no una parete era oberata di schermi concavi ad alta definizione. L’audience, da cui esalava una sigaraglia a volute dense, concentriche, nell’aria, era intenta a rimirare le news passate da questo o quell’altro canale ‘puramente’ mainstream. “85.000 immigrati nel giro di un anno solo in quella Nazione” era la didascalia di una serie d’immagini TV, al che i commenti preponderanti dell’uditorio erano: “[…] così imparano, queste bestie parlanti [della Nazione in questione] cosa vuol dire vivere costantemente sotto la minaccia del Terrorismo panarabista […]” e grugnì, con un sonoro rutto di soddisfazione chi aveva esclamato quella frase. Presto un altro monitor switchó su un’altra news: “Assad Must Go!” e sì, un astante deglutì rumorosamente con evidente soddisfazione la sua dose di millesimato mentre borbottava: “Lui è un fantoccio che non ci serve più e poi e poi…”, pareva quasi titubante nell’esporsi ma poi si buttò: “[…] e poi dobbiamo importare là gli Alti Valori dell’Occidente Estremo: la Droga, la Pornografia, la Sodomia, l’Aborto, l’Eutansia, la Pedofilia, la Scatologia, il Parricidio, il Femminicidio, il Fratricidio, l’Incesto, il Genderismo, il Transumanesimo, insomma le triadi, le quadriadi della lussuria, dell’avarizia, dell’incontinenza piena, per non dimenticare la soppressione dei Deboli, dei Poveri, degli Inermi, dei Malati, dei meno dotati e non da ultimo degli Oppositori di qualsiasi risma e colore […]”. La platea digrignò i denti con estremo moto di soddisfazione ed intonò tutt’assieme: «Pape Satàn, pape Satàn aleppe!».
    Il Capitale Totale § Jacques Camatte § alla Sua Oeuvre au Noir.

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